Recensione - Caterina Caldora - "la tua arte ... ovunque, nel mondo" by Giuseppe Russo

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Recensione - Caterina Caldora


Le opere proposte testimoniano un personalissimo sentire la natura con amore e l’esigenza di rendere conoscibile agli altri le suggestioni e le vibrazioni sentimentali provate tramite visioni fissate in un’atmosfera di incantata contemplazione. Aver utilizzato con perizia la tecnica del pastello consente a Caterina Caldora di suscitare nell’animo dello spettatore una sintonia emotiva col proprio mondo e al proprio modo di recepire il fascino del paesaggio. La scelta di colori tenui, dolci come il ricordo del particolare o della visione d’insieme produce un’opera piacevole da osservare al primo sguardo anche se poi, prestando maggior attenzione, possiamo notare anche un sapiente uso della tecnica espressiva e, appunto, dei colori per creare sapienti giochi di luce e giungere così a rappresentare calligraficamente soggetti tratti dal mondo della natura.
L’opera n. 5 ci offre un idillico paesaggio fluviale ove gli alberi in primo piano esulano certo dalla pura descrizione naturalistica per assurgere a moto dell’animo, a desiderio di elevazione verso l’infinito. Sensazione confermata dall’immensità della rappresentazione del cielo (e anche del fiume) nei confronti della sottile striscia della sponda opposta.

Le opere 6 e 7 offrono alla nostra contemplazione un identico soggetto, tipico del paesaggio marino sulle sponde dell’Adriatico: il trabocco. Abbiamo detto contemplazione e non osservazione per precisa scelta critica in quanto la rappresentazione dell’usuale e noto viene sublimata in un’atmosfera di poetica visione di albe sorgenti su mare increspato o sfumato nella foschia della calma piatta. La suggestione dell’ora mattutina viene trasmessa con sapiente e vivo (soprattutto nell'opera n. 6) cromatismo che rimanda ai maestri dell’impressionismo.
L’opera n. 8 si distingue dalle precedenti per quanto concerne il soggetto. Ci presenta, infatti, un volto femminile dalla dolce e trasognata bellezza ma dagli occhi luminosi e dallo sguardo intenso. Accanto a questa calligrafica rappresentazione c’è però qualcos’altro che ci incuriosisce e stimola ad andare oltre la semplice contemplazione. Il volto è abbellito, infatti, dalla grazia dei fiori (da sempre ornamento connesso alla bellezza femminile) e soprattutto un terzo occhio dalla simbologia criptica che ogni spettatore è “invitato” ad intuire o decifrare. Per noi rimanda al “terzo occhio” simbolo della ghiandola pineale e delle sue valenze, prima che fisiologiche, mistiche e trascendentali.

(Prof. Vito Antonio Laurino)

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