Tristano Bontempi - "la tua arte ... in internet" by Giuseppe Russo

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Tristano Bontempi


Nato ad Ancona, ivi residente, ho 2 figli maschi: Luca e Nicolò.

Ho iniziato scrivere poesie circa 20 anni fa e le mie muse ispiratrice sono state sempre le femmine, che ho conosciuto o con cui ho avuto legami sentimentali più o meno importanti.

Ognuna di loro mi dato delle emozioni che ho tradotto in frasi nero su bianco, come vibrazioni che sono passate attraverso di me finendo su un foglio.

Spero che anche tu, moderno navigatore/ice del web, condivida con me l’amore e la passione che ho sentito in questa vita affettiva, perché io non sono nessuno … spero di emozionarti almeno un secondo della tua vita.

Grazie e buon viaggio.

*** *** *** *** ***

parole e immagini - enter



Tristano Bontempi

Ascolta

La tua assenza
è forte
come se il sole sparisse
dietro le nuvole
per lunghi ed interminabili giorni,
ora che non ti sento
e non ti vedo
l’attesa sembra infinita.

Voglio aspettarti
come la più bella delle sorprese,
come il Natale
o un novità in uscita.

Manchi come l’aria,
l’acqua
e mi sento spento
torna presto
ascolta
la tua essenza
credimi
il mio bene
è per il tuo bene.

Le nostre anime
possono illuminarsi
creare energia positiva
generando qualcosa di grande
ed importante
per cambiare le nostre vite.




Buon Natale

Questo messaggio arriva dal cuore
è solo per te.

Quest’anno
vorrei esserti accanto
nei tuoi momenti gioia,
mentre apri un regalo inatteso,
mentre ti emozioni
guardandomi negli occhi,
mentre ci abbracciamo affettuosamente.

È in questo periodo
che dovremmo lasciare
il nostro odio
alle spalle
ed avere la forza di perdonare
anche il nostro peggior nemico.

Ora guardati allo specchio,
fissa il tuo sguardo,
cosa vedi … una persona perfetta?

Che non sbaglia mai?

Io l’ho fatto
e sono rimasto … deluso
di me stesso.

Buon Natale




Amo

Amarti
solo amarti voglio adesso,
tutto il resto non conta,
tutto ciò che riguarda te
mi manca
e quindi
posso chiamarlo amore.

Io cercavo un’amicizia sincera
e l’avevo trovata,
ma ora
questo sentimento
che è nato in me
va oltre le prime intenzioni.

Non posso soffocarlo
dentro di me,
devo dirtelo,
non c’è niente di male
amare persona bella come te.

Ormai
il bene fraterno
è aumentato in qualcosa
di più importante,
non posso più rinunciare a te,
voglio dirtelo
e farti sentire
quanto è forte
il mio bene per te,
grazie piccola
di questo sentimento
che è nato.




Padre

Anche se non ti cerco
sei a casa mia
sei nella tua musica
sei nell’aria che respiro
sei nella nostra terra
tra le foglie
all’ombra degli alberi
da frutto.

Dove c’era il tuo vigneto

di fronte al mare.

È tutto qui
come volevi tu.

Ora la tua casa
non è più nostra
divisa in due
non la volevo.

Sei qui ancora
di fianco a me
io
tuo figlio.



Ascoltami

Ora che siamo qui
da soli,
occhi dentro occhi,
mani nelle mani,
dimmi che cosa provi,
vedi e senti.

Vorrei che ogni momento della mia vita
fosse come questo
infinitamente lento,
profondo e riflessivo.

Fermiamo il tempo
ogni istante passato qui
davanti a te
deve essere indimenticabile.
Non m'importa niente

Adesso
e di nessuno,
vedo sento e parlo
solo con te
e vorrei che fosse così
per sempre,
senza interferenze,
solo puro amore.

Vorrei vivere solo di sentimenti
ed istinti
da me verso te
e da te verso me,
non c'è altro motivo che ci lega
solo amore
tutto il resto non conta.

Questa magia,
questa fiamma,
voglio che rimanga sempre accesa
ed illumini per sempre
la strada da percorrere insieme.

Voglio solo questo da te,
amarti liberamente
e appassionatamente.
La verità è questa
ora
dimmi la tua ...




Arrivo

È li
davanti a me
rossa
un punto nell'infinito
ho deciso
la voglio.

Ora sto viaggiando
verso di lei
lo spazio sembra infinito
ma ormai sono partito.

Sono deciso
voglio toccarla
la strada è lunga
e devo farcela
non voglio mollare.

Ora il viaggio è finito
e lei
sta tra le mie braccia.



          

Amare

È inutile tanto nasconderci
tanto ci troverà,
è inutile scappare
tanto ci prenderà,
è inutile mentire
tanto la verità noi la sappiamo.

Non possiamo più evitare
ciò che dobbiamo affrontare
è la nostra vita,
è il nostro destino
e sta noi decidere che cosa fare.

Quando l’amore arriva
ci travolge senza ragione
dobbiamo accettarlo
in tutte le sue forme,
quindi
non ci resta che amare
appassionatamente.




Aspettare

Abbiamo perso la bussola
e la rotta,
a forza di correre contro le onde
abbiamo fuso il motore.

Io vado a vela
so aspettare,
lascio le mie vele aperte
e le ali socchiuse
per sfruttare
ogni minimo alito di vento.

Io sono la sopra
il dirupo
sono lì
in mezzo al mare,
soffia vento ...
soffia vento
portami da lei
e prego.

Ora che il tempo cambia
con il vento in poppa,
lascio le vele
apro le ali per tornare a volare
ogni volta che voglio da te.

Vento, amore, passione,
in questo cielo
volare per sempre.




Condividere

La felicità è un attimo,
tu non puoi sentirla
se non sei felice
ma se mi guardi
posso trasmettertela
con sorriso
aspettando il tuo.

Il mare
mi agita e mi calma,
il cielo si tinge di colori,
la natura
mi abbraccia
mi sento vivo
e libero di amare
tutto il mondo.

Guardando l’orizzonte
mi perdo
per cercare il tuo sguardo
che si specchia nell’infinito,
circondato da stelle
ed illuminato dalla luna
e dal sole
per sempre.




Francisco Tárrega - Recuerdos de la Alhambra

A Fede

Questo messaggio
arriva dal cuore
è solo per te.

Vorrei essere sempre al tuo fianco,
quando sei felice,
quando sei triste,
insomma
condividere con te ogni emozione
e capirti
ogni volta che ci guardiamo negli occhi.

Questo è quello che desidero per noi
per questo Natale,
ma dovremmo mettere da parte l’odio
e il pregiudizio,
ed avere la forza di perdonare
anche il nostro peggior nemico.

Ora amore mio
guardati allo specchio,
fissa il tuo sguardo,
che cosa vedi
una persona perfetta?

Che non sbaglia mai?
Io l’ho fatto
e sono rimasto deluso
di me stesso.

Buon Natale, cucciola.




Il principe, il nano e il cerbiatto

C’era una volta, in una valle dove vivevano solo creature divine e celesti, un mondo d’amore che può essere solo paragonato al Paradiso terrestre e c’era solo un essere umano, un Principe, che girava per questi luoghi in sella al suo cavallo bianco.
Un giorno, era di mattina, riprese il suo viaggio alla ricerca della sua amata quando, lungo la strada, proprio in mezzo al bosco, incontrò un nano, un piccolo uomo che sembrava lo aspettasse, tanto da essere indotto a fermarsi per parlargli.
Disse il Principe: - Buongiorno buon uomo, sa indicarmi la strada più breve per il castello più vicino? Il nanetto, con la sua vocina sottile, rispose: Io non conosco la strada per il castello, ma ti indico quella per la casa più vicina. -
Il principe, di nome Lancislao, si presentò a quella creatura così gentile che si chiamava Regolo, lo fece salire sul cavallo e insieme si diressero verso la casa più vicina.
Durante il percorso del loro viaggio tutti gli animali della valle li fissavano, mentre passavano, come stupiti di questa visione. Ma la cavalcata dei nostri eroi venne interrotta lungo la via da un cerbiatto ferito che se ne stava sdraiato su un fianco, aspettando pazientemente l’aiuto di qualcuno. Questo animale, di nome Neve, si lamentava e si agitava dal dolore perché era caduto durante uno dei suoi salti più alti, proprio mentre correva con il resto del branco.
I due viaggiatori si fermarono a soccorrere il cerbiatto che andava salvato con l’aiuto delle medicine trovate in natura, ma anche con il cibo e l’acqua di sorgente … Con tanta premura il ferito, in una mezza giornata, tornò in piedi e come segno di ringraziamento ai suoi due salvatori, decise di unirsi alla “carovana”, per proseguire con loro il viaggio verso quella casa.
Ormai la giornata era giunta alla fine e stava arrivando il buio di una notte stellata e illuminata dalla luna piena. I tre, trovata una grotta naturale, decisero di fermarsi lì per riposare e prima di dormire ognuno di loro si procurò del cibo, accesero il fuoco e dopo essersi sfamati si sdraiarono addormentandosi.
Con le prime luci dell’alba si svegliarono e, dopo un’abbondante colazione, si rimisero in cammino sempre più convinti della propria missione.
A mezzogiorno giunsero ai piedi della montagna più alta della valle. Il nanetto disse a suoi compagni di viaggio: - Dobbiamo salire per quella strada, la casa che cerchiamo è verso la vetta. -
I tre di buona lena incominciarono la salita, lunga e tortuosa. Salendo, naturalmente, il clima cambiava passando dal caldo della pianura al freddo della montagna, ma questo non impedì ai nostri valorosi di andare avanti.
Durante il crepuscolo, sul far della sera, da lontano riuscirono a vedere finalmente una luce e un sottile filo di fumo che saliva verso il cielo. La meta tanto agognata era vicina e il Principe, il nano e il cerbiatto erano felici, così felici che la loro stanchezza sparì all’improvviso e con l’adrenalina in corpo incominciarono a correre verso la casa.
Si trovarono di fronte a una piccola abitazione colonica, semplice, ma maestosa, con un ampio cortile e una strada dal cancello fino all’uscio. Era dislocata in modo strategico e panoramico e infatti la sua vista dominava tutta la valle. La cosa più strana era che intorno alla casa faceva caldo, mentre sul resto della montagna stava nevicando …
I nostri eroi addolciti e rassicurati da tanto calore, con coraggio si incamminarono insieme verso l’ingresso principale. Il principe scese da cavallo per bussare alla porta, ma il suo pugno battuto contro quel portone non faceva rumore e la porta si aprì senza problemi perché era già aperta.
Il cerbiatto e il nano entrarono per primi, anticipando il principe che si era fermato per lasciare la spada e il cavallo fuori, all’interno dell’ampio ingresso. In fondo a un corridoio delimitato da colonne marmoree riuscivano soltanto a vedere una luce di un bagliore bianco tenue.
Uno di fianco all’altro marciavano con passo leggero e deciso verso quella fonte d’energia che soavemente illuminava tutto il colonnato fino al soffitto. Giunti nelle vicinanze della luce che nonostante l’intensità non era accecante, videro una donna, con la testa coperta da un velo e vestita di una tunica azzurra e bianca lunga fino ai piedi.
Il suo viso era così dolce e luminoso che fece emozionare i tre fortunati spettatori che si misero a piangere in maniera incontrollata e dovettero anche inginocchiarsi al cospetto di lei.
Quella donna era la principessa Ginevra, unica erede del Regno della valle incantata che si era rifugiata in quella casa a causa della guerra che aveva distrutto il castello di famiglia.
Il Re e la Regina, suoi genitori, erano scappati durante la battaglia finale, rifugiandosi non si sa dove.
La principessa così vestita sembrava un dipinto della Madonna … Impietosita dalla scena dei tre inginocchiati e in lacrime, disse: - Non piangete vi prego, non merito tanta compassione. -
Il principe rispose: - Vostra grazia, ho viaggiato in lungo e in largo per tutti i Regni ed ora finalmente vi ho trovato e sono qui, finalmente vi ho trovata!
La principessa sorridendo, rispose: - Voi siete nobile, d’animo e d’aspetto, chi siete? -
Lui rispose: - Sono il principe Lancislao, figlio del Re Laerte, del Regno della Luna. - Si presentò così, facendo un inchino.
Mentre i due si presentavano, si guardavano negli occhi ed erano così presi, l’uno dall’altra, che tutto il mondo intorno sembrava non esistere più.
Anche Neve e Regolo erano felici, assistendo alla scena: avevano capito che i due si piacevano e in silenzio uscirono dalla casa e decisero di aspettare fuori nel giardino.
Lancislao si avvicinò a Ginevra, allungando la mano, dicendo: - Principessa non abbiate paura … vi accompagno nella vostre stanze così vi cambiate e vi mettete l’abito che vi compete. -
Lei, felice, prese la sua mano e si fece accompagnare in camera, arrivati davanti alla porta della stanza disse: - Aspettami qui … mi cambio e torno subito da te. -
Lui annuì con la testa e si mise ad aspettare con un tremore nell’animo.
Dopo un po’ di tempo ella uscì dalla stanza, elegante e bella molto più di una Regina, con una piccola corona fra i capelli intrecciati. A tale vista il principe rimase incantato, estasiato di vederla così come l’aveva sempre sognata e desiderata.
Insieme, uniti, per mano si diressero verso l’uscita della casa, sereni e fiduciosi l’uno dell’altro.
Il nano e il cerbiatto sentendo aprire il portone della casa, si girarono a guardare e li videro uscire insieme, belli e contenti e provarono la stessa sensazione.
I due innamorati si avvicinarono a Regolo e Neve e a quel punto il principe disse: - Grazie a voi ho trovato l’amore che cercavo e per sempre vi sarò riconoscente, ora siete liberi potete tornare alla vostra vita. -
Regolo rispose: - Io vorrei rimanere qui, perché la mia casa è stata distrutta. Vi aspetterò e quando tornerete nella casa della Principessa io sarò il vostro umile servitore. -
Anche Neve al suo fianco fece capire che sarebbe rimasto volentieri.
Il Principe e la Principessa salirono a cavallo e dopo averli salutati, con calma si allontanarono, iniziando a ridiscendere la montagna. Nel frattempo era giorno e il sole splendeva alto nel cielo, l’aria si era addolcita, come se in tutta la valle fosse tornato l’amore.

*** *** *** *** ***


Seconda versione

C’era una volta, in una valle dove vivevano solo creature divine e celesti, in questo mondo d’amore che può essere solo paragonato al Paradiso terrestre, solo un essere umano. Un principe che girava in questo posto in sella del suo cavallo bianco.
Una mattina riprese il suo viaggio in ricerca della sua amata, quando nella strada in mezzo al bosco incontrò un nano, un piccolo uomo che sembrava lo aspettasse, quindi si fermò a parlare con lui. Il principe gli disse: - Buongiorno buon uomo, sa indicarmi la strada più breve per il castello più vicino? - Questo nanetto con la sua vocina rispose: - Io non so la strada per il castello, ma ti indico quella per la casa più vicina. -
Il principe di nome Lancislao, si presentò a quella creatura così gentile che si chiamava Regolo. Il cavaliere fece salire il piccoletto sul cavallo e si diressero verso la casa più vicina.
Durante il proseguo del viaggio tutti gli animali della valle li fissavano mentre passavano come stupiti di questa visione. La cavalcata dei nostri cercatori viene interrotta lungo la via da un cerbiatto ferito che stava sdraiato su un fianco aspettando l’aiuto di qualcuno. Questo animale di nome Neve si lamentava e si agitava dal dolore perché era caduto durante uno dei suoi salti più alti mentre correva con il resto del branco.
I due viaggiatori si fermarono subito a soccorrere quell’animale. Andava salvato, con l’aiuto delle medicine trovate in natura ed il cibo e l’acqua di sorgente, il ferito in mezza giornata tornò in piedi e per riconoscimento ai suoi due salvatori decise anche lui di unirsi alla carovana per proseguire il viaggio verso quella casa.
Ormai la giornata era giunta alla fine e stava arrivando il buio di una notte stellata illuminata dalla luna piena quindi i tre, giunti in una grotta naturale decisero di fermarsi per riposare e prima di dormire ognuno di loro si procurò del cibo, accesero il fuoco e dopo essersi sfamati si sdraiarono addormentandosi.
Con le prime luci dell’alba si svegliarono e subito dopo un’abbondante colazione si rimisero in cammino, convinti della propria missione.
A mezzogiorno si trovarono ai piedi della montagna più alta della valle ed il nanetto dice a suoi compagni di viaggio: - Dobbiamo salire per quella strada, la casa che cerchiamo è verso la vetta -.
I tre di buona lena incominciarono la salita lunga e tortuosa, salendo naturalmente il clima cambiava passando dal caldo della pianura al freddo della montagna, che però non impedì ai nostri valorosi di andare avanti.
Durante il crepuscolo della sera da lontano riuscirono a vedere finalmente un a luce e del fumo che saliva verso il cielo. La meta tanto sudata era vicina ed il principe, il nano e il cerbiatto erano felici, così felici che la loro stanchezza sparì, con l’adrenalina in corpo incominciarono a correre verso la casa.
Dopo tanta strada e corsa frenetica si trovarono di fronte ad una casa colonica semplice e maestosa, con un ampio cortile e la strada dal cancello fino all’uscio, questa abitazione era dislocata in modo strategico e panoramico infatti la sua vista dominava tutta la valle.
La cosa più strana era che intorno alla casa l’atmosfera era calda mentre sul resto della montagna stava nevicando, i nostri eroi addolciti e rassicurati da tanto calore con coraggio si incamminarono insieme all’ingresso principale. Il principe scese da cavallo per bussare alla porta, ma il suo pugno battuto contro quel portone non faceva rumore e la porta si apri a spinta era aperta.
Il cerbiatto ed il nano entrarono per primi anticipando il principe che si era fermato per lasciare la spada ed il cavallo fuori, all’interno dell’ampio ingresso ed in fondo ad un corridoio delimitato da colonne riuscivano soltanto a vedere una luce di un bagliore bianco tenue.
Uno di fianco all’altro marciavano con passo leggero e deciso verso quella fonte d’energia che soavemente illuminava tutto il colonnato fino al soffitto. Giunti nelle vicinanze della luce, che nonostante l’intensità non era accecante videro una donna, con la testa coperta da un velo e vestiva una tunica azzurra e bianca lunga fino ai piedi.
Il suo viso era così dolce e luminoso che fece emozionare i tre fortunati spettatori i quali si misero a piangere disperatamente mentre si  inginocchiavano al suo cospetto.
Quella creatura angelica, celestiale e pura era la Madonna che disse con voce calda e rassicurante: - Non piangete, non piangete siate felici di essere qui. - I tre, straziati dal pianto, non riuscirono a parlare tante erano le lacrime che uscivano dai loro occhi, la Vergine continuò a parlare dicendo: - Ma come, non capite quale è la vostra gioia? Vi siete guardati bene cari Lancislao, Regolo e Neve. Voi siete l’essenza dell’amore, un uomo ed un piccolo uomo e un animale, siete venuti fino a qui con la speranza, vi siete aiutati a vicenda ed il Signore vi premierà perché il vostro cammino non sia vano, Io vi salverò come voi vi siete salvati con l’amore infinito ed eterno -.
Ed i tre, spogliati di tutto quello che avevano, nudi, pieni d’amore ringraziarono la Vergine Maria e felici ritornarono nel loro Paradiso.

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